giovedì 8 dicembre 2016

Leggere, scrivere e far di conto..

 
…. e oggi tanto altro….
Proseguono gli incontri nelle scuole di Asti e Provincia sull’uso sicuro e consapevole di internet nell’ambito del progetto INFORMI@MOCI. Gli agenti della Polizia Postale e delle Comunicazioni, sezione di Asti, la psicologa del SERT ASLAT e Mani Colorate hanno recentemente incontrato 300 alunni e un centinaio tra genitori ed insegnanti delle scuole medie C.A. Dalla Chiesa di Nizza, delle scuole A. Brofferio e Martiri della Libertà di Asti. Numerosi gli argomenti trattati e altrettanto numerose le domande e richieste di informazioni formulate dagli intervenuti. Prossimo appuntamento martedì 13 dicembre alla Jona di Asti.


Brofferio e Martiri di Asti

 
C.A. Dalla Chiesa di Nizza Monferrato


 
 

martedì 29 novembre 2016

E' nato ... SPIKE!!!!



 
Il filmato di presentazione del calendario 2017 di Mani Colorate nato con lo scopo di fornire, ogni mese, un consiglio utile per l'uso critico, sicuro e consapevole di Internet
 
 

domenica 20 novembre 2016

LET'S CREATE A BETTER INTERNET TOGETHER....continues to grow


Anche il secondo incontro di formazione con gli insegnanti (14 novembre 2016) che partecipano al concorso “Internet e nuove dipendenze: il controllo nell’uso del web” del progetto Informi@moci, organizzato da Mani Colorate con Il MED come partner e altre prestigiose collaborazioni ha avuto una quasi totale partecipazione degli interessati (30 su 35), con utili interventi dei docenti molto responsabili del compito formativo che il concorso persegue. La psicologa  Daniela Ciriotti,  con la proiezione di alcuni brevi video ha sottolineato le modalità comunicative dei linguaggi: testo, sonoro, parole, musica, rumori, insistendo sulla necessità di coinvolgere in prima persona i ragazzi, anche con raccolta di loro forti parole e pensieri. Angela Bonomi Castelli, sottolineando l’abilità degli adolescenti nell’uso del web e spesso la fragilità degli adulti in questo utilizzo, ha insistito sulla necessità di far riflettere i ragazzi sul significato di “dipendenza” e di aiutarli, nella pratica, a far emergere le loro abilità nell’elaborare slogan, videospot, simboli di forte impatto visivo e sonoro. Il tutto accompagnato da proiezioni didattiche mirate e accompagnate da riflessioni di carattere educativo-professionali del regista Stefano Sgarella.
 
Adriana Marchia
Coordinatrice e Referente  MED Piemonte

domenica 13 novembre 2016

Social engineering? Guardarsi alle spalle !!

 

 Il social engineering descrive una serie di tecniche di bassa tecnologia sviluppate da malintenzionati per farti divulgare preziose informazioni personali o per impegnarti in attività che rendono il tuo computer vulnerabile agli attacchi. Ciò può succedere online o di persona. Nel caso di tecniche online, potresti essere approcciato da qualcuno che non conosci ma che sembra cortese e interessato a te – spesso sembra essere una giovane donna attraente o magari qualcuno che si spaccia per un responsabile del team di supporto di un social network. Ti invierà una richiesta di contatto. Quando l'avrai accettata, ti potrà inviare dei messaggi. In realtà, questi contatti sono scammer (truffatori) e spesso non sono neanche umani ma semplicemente dei programmi ("bot") con un numero limitato di 'linee' nello script, in cerca di persone al fine di spammare o frodare.

Le tecniche online includono l'invio di:
  • Chat che cercano di farti visitare siti web o di scaricare file che contengono virus o spyware che compromettono la sicurezza.
  • Chat indesiderate che vendono servizi o prodotti non richiesti ("spam").
  • Chat, file e link dai contenuti inappropriati o offensivi che violano le Condizioni d'uso.
Le tecniche fisiche includono:
  • Lo "Shoulder surfing" (il guardarti alle spalle e osservare i tuoi dati mentre li immetti), quando usi il PC in luoghi pubblici.
  • Assumere il controllo di un computer se non ti sei scollegato o non hai chiuso la sessione in modo adeguato. L'utente successivo potrebbe far finta di essere te e se i tuoi dati personali sono ancora sul computer potrà avervi accesso.
Fonte: Team di Supporto Skype

giovedì 10 novembre 2016

LET'S CREATE A BETTER INTERNET TOGETHER



Nel pomeriggio di lunedì 7 novembre è avvenuto il primo incontro del progetto "Informi@moci" 2016-2017.  Tutti i presenti sono stati molto soddisfatti, a cominciare da Piero Baldovino (referente dell'Associazione Mani Colorate e già dal 2008-2009 referente dell'omonimo progetto) e Adriana Marchia referente regionale MED Piemonte, in quanto il MED è partner dell'iniziativa. Questo è stato il primo dei due incontri formativi finalizzati al concorso "Internet e nuove dipendenze: il controllo nell'uso del web". In aprile ce ne saranno altri due di formazione dedicati agli insegnanti, dirigenti scolastici, educatori, operatori della scuola per approfondire la ricerca in MediaEducation.  32 su 35 iscritti son state le presenze di relativi docenti delle classi IV e V della scuola primaria e classe I della secondaria di primo grado di Asti, Canelli, Nizza, Montegrosso e Villafranca, alcuni dei quali avevano già partecipato qualche anno fa agli incontri mediaeducativi del progetto regionale "Teleintendo".   Grande interesse per gli interventi: quello iniziale della psicologa dott.ssa Daniela Ciriotti che ha introdotto il tema delle patologie, quindi delle dipendenze determinate da diversi fattori e particolarmente presenti tra i giovani e anche meno giovani...nell'uso-abuso dei media, soprattutto del web. Quindi è intervenuta la prof.ssa Angela Bonomi Castelli con un'ampia riflessione accompagnata da slide sul tema problematico della PUBBLICITA', di cui il concorso finale riservato agli studenti sarà il risultato di un percorso di formazione tra mediaeducator, docenti e discenti. Noi lavoriamo sulla Pubblicità Progresso, ovviamente, con tutta una serie di riflessioni che gli insegnanti proporranno nei brainstorming con i ragazzi per consapevolizzarli delle loro responsabilità di fronte alle immagini e slogan pubblicitari. Infine il regista e project manager Stefano Sgarella, attraverso numerose slide, ha presentato gli elementi grafico-artistici propri della Pubblicità, ha insistito sugli aspetti estetici del messaggio, sulla simbologia dell'immagine, sui significati degli slogan e sulla...sedimentazione dei vari elementi, tenendo ben ferma, in prima considerazione, il target dei possibili fruitori. Il prossimo incontro è fissato per lunedì 14 novembre.

Adriana Marchia

lunedì 31 ottobre 2016

EDUFORLIFE

 
Lunedi 7 novembre entra nella fase esecutiva il progetto INFORMI@MOCI. In questa data si terrà infatti il primo degli incontri formativi rivolti agli insegnanti degli Istituti che partecipano al Concorso “Internet e Nuove Dipendenze. Il controllo nell’uso del web”. Sono 6 gli Istituti Comprensivi di Asti e Provincia che hanno aderito al Concorso per un totale di 40 classi. Numeri più che significativi, ad indicare come sia sensibile l’attenzione per tutto quanto riguarda l’uso sicuro e consapevole di internet.
Il programma degli incontri:
·        Lunedì 7 e 14 Novembre 2016
·        Orario: dalle 14.45 alle 17.30 (è previsto un breve intervallo)
·        Sede: Centro Servizi per il Volontariato Alessandria Asti -  Via Brofferio 110      Asti                       
Relatori:
·        Prof.ssa Angela Bonomi Castelli
Graphic designer, insegnante di discipline artistiche e socio fondatore del MED - Associazione italiana per l'educazione ai media e alla comunicazione, di cui è coordinatore per la Lombardia e membro del Consiglio Direttivo. Nel Comitato di redazione della rivista Media Education: studi, ricerche, buone pratiche dirige con Liana Peria la sezione di "Buone pratiche per la scuola”.
·        Dott.ssa Daniela Ciriotti
Psicologa Psicoterapeuta, lavora da oltre 10 anni nel campo delle dipendenze presso la S.O.C. Patologia da dipendenze dell’A.S.L.AT occupandosi nell’ultimo periodo prevalentemente dell’area cocainomane e del disturbo sul gioco d’azzardo. Collabora in consulenza su progetti specifici con le scuole primarie. 
·        Stefano Sgarella
Regista, fotografo, project manager, esperto in media education, professionista dei media, esperto in social media, social business e formazione a distanza, fondatore e socio di varie Associazioni non a scopo di lucro

martedì 25 ottobre 2016

MA BASTA!!


Bullismo e scuola: video anti-bulli diventa virale
Anche il video anti bullismo di MaBasta
diventa virale: mezzo milione di visualizzazioni
e oltre 1mln di persone raggiunte
Non solo i video brutali con pestaggi fanno grandi numeri
“Bocche chiuse perché furiosi” fa il giro d’Italia




Il video si intitola “Bocche chiuse perché furiosi”, è stato proiettato per la prima volta lunedì scorso a Roma, presso il Teatro Palladium, per presentare il movimento anti bullismo “Mabasta” alla Presidente della Camera Laura Boldrini e al Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini.
 Tre giorni dopo (giovedì) i 15 ragazzi della 2°A dell’Istituto “Galilei-Costa” di Lecce l’hanno pubblicato sulla loro pagina Facebook e, oltre a comportare un aumento di altri 3.000 like alla pagina (oggi ne conta oltre 21.000), il video è iniziato ad entrare in una insperata ed inimmaginabile spirale di condivisioni e visualizzazioni.
 Oggi il video conta 1.276.673 persone raggiunte – 491.254 visualizzazioni – 13.076 condivisioni.
 Pertanto, non solo i video brutali, con pestaggi, spintoni, insulti e soprusi tra ragazze e ragazzi, sanno fare grandi numeri, anche un breve filmato di poco più di un minuto, con un messaggio chiaro di protesta contro ogni forma di bullismo, girato a scuola con un semplice telefonino è in grado di attirare la grande attenzione dei giovani e non solo. I vari commenti ne sono la conferma.
 «Questo per noi – dichiarano i ragazzi – è un segnale molto positivo e ci incoraggia ad andare sempre più avanti nel contagiare in Italia quante più scuole possibile, con operazioni come le “classi debullizzate”, i “bulliziotti” e “calciamo il bullismo”.»

 Alcuni collegamenti utili:



MaBasta sul web: www.mabasta.org

sabato 15 ottobre 2016

Arancione




Violenza contro i minori: nel 2015 in Italia 5.080 vittime, 6 su 10 sono bambine e ragazze. Oltre 770 hanno subito violenza sessuale.

 
 


E’ di ieri la notizia che a Pistoia è stato arrestato e condannato un uomo di 47 accusato di violenza sessuale e atti sessuali su minori durante i quali venivano anche girati filmini di carattere pedopornografico. E’ l’ennesimo recente fatto di cronaca che riporta l’attenzione sulla violenza contro i minori a pochi giorni dalla celebrazione della Giornata Mondiale delle Bambine tenutasi martedì 11 ottobre scorso. La Fondazione Terre des Hommes ha presentato, nell’occasione, la quinta edizione del Dossier della Campagna “Indifesa” per accendere i riflettori sui diritti negati a milioni di bambine in Italia e nel mondo. Riprendiamo alcuni passaggi significativi del documento.

“Negli ultimi cinque anni il numero di vittime minorenni di reati è passato dai 4.946 del 2011 ai 5.080 del 2015, secondo i dati Interforze elaborati per il nuovo Dossier della Campagna Indifesa di Terre des Hommes, presentato oggi alla Sala Zuccari del Senato. Si conferma il dato sulla prevalenza del sesso femminile tra chi subisce abusi e violenze: bambine e ragazze sono il 60%, ma diventano l’87% quando si tratta di violenze sessuali o il 91% dei minori entrati nel giro della produzione di materiale pornografico. Se in termini generali negli ultimi cinque anni il numero delle vittime di reati ha segnato un aumento del 3%, si registra un drammatico aumento a tre cifre nella pornografia minorile che tocca la vertiginosa quota del +543%. Nell’81% dei casi le vittime sono bambine e ragazze, ma l’aumento del trend prova anche che la pornografia minorile si conferma uno dei settori di sfruttamento dei minori che gode di maggiore richiesta sul mercato. Un incremento a tre cifre (+148%) è anche quello registrato dagli atti sessuali con minori di 14 anni, o minori di 16 nel caso di parenti stretti e affidatari: sono state 411 le vittime nel 2015, il 78% femmine. Segnano un calo negli ultimi 5 anni, le violenze sessuali e quelle aggravate, rispettivamente -26% e -31%, ma in termini assoluti (in tutto 908 minori nel 2015, per oltre l’82% femmine, pari a 770) costituiscono le tipologie con maggior numero di vittime dopo i maltrattamenti in famiglia (1.442, +24%) e la violazione degli obblighi di assistenza familiare (961, +9% sul dato 2011), dove la percentuale di femmine è abbastanza allineata all’altro sesso. Tra i nemici più feroci delle bambine e le ragazze ci sono proprio i loro coetanei: a provarlo, al di là dei tristi episodi di cronaca, anche i dati del Ministero della Giustizia, che segnalano in carico dei Servizi Sociali ben 817 minori di sesso maschile condannati per violenze sessuali. 267 sono invece responsabili di sfruttamento della pornografia e prostituzione minorile.”

Fonte Terre des Hommes

INFORMI@MOCI partecipa alla campagna promossa da Terre des Hommes che invita a postare sui social network un oggetto, uno sfondo, una foto, un selfie dal colore arancione.






 
 
 
 
 

domenica 9 ottobre 2016

Liberi tutti!!



“Vi lasciamo dieci minuti di tempo...tutti per voi...senza disturbare o copiare...deve essere un vostro pensiero. Scrivete sul foglio cosa vi passa per la mente adesso che sentite pronunciare la parola internet.” E’ da questo semplice brainstorming che iniziano i nostri incontri con gli studenti. Numerosi sono i pensieri che scaturiscono. Nella fascia di età compresa tra i 9 e gli 11 anni il termine più ricorrente è “gioco”, poi ricerche e informazioni, whattapp, foto, video, musica, amicizie, facebook, istagram e cosi via. Il gioco on-line sembra sia uno dei passatempi più praticati dai preadolescenti (ma non solo) quando si collegano ad internet. Possiamo parlare di regole nell’utilizzo dei videogiochi? Di uso sicuro e consapevole? Gli adulti sono sufficientemente informati sulla qualità dei prodotti in commercio? Riprendiamo a questo proposito il contributo tratto dal libro “Sicuri in Rete” scritto da Mauro Ozenda e Laura Bissolotti che collaborano da anni con l’Associazione Mani Colorate:<<Nel rapporto con i figli si è sempre invitati alla chiarezza, alla fermezza ed alla sincerità. Bisogna sempre spiegare il perché delle regole che si danno, delle punizioni e dei premi. Vietare un gioco a favore di un altro senza darne motivazione non porta alcun vantaggio educativo mentre spiegare con calma, discutere quando il ragazzo non sarà d’accordo, produce sicuramente effetti migliori>>. Un valido aiuto ai genitori nella scelta di videogiochi e giochi on-line sono il sito dell’Associazione Editori Software Video-Ludico Italiana (www.aesvi.it) e quello del PEGI (Pan European Game Information) che classifica i videogiochi in base alla età (www.pegi.info/it). Ecco alcune informazioni tratte dal sito PEGI sul significato delle classificazioni: “Le classificazioni PEGI sono riportate sul fronte e sul retro delle confezioni e indicano una delle seguenti età: 3, 7, 12, 16 e 18. Esse rappresentano un’indicazione affidabile sull’adeguatezza del contenuto del gioco in termini di protezione dei minori. La classificazione in base all’età non tiene conto del livello di difficoltà o delle abilità necessarie per utilizzare quel determinato gioco.

PEGI 3
Il contenuto dei giochi a cui è assegnata questa classificazione è ritenuto adatto a tutti i gruppi di età. Essi possono contenere violenza se inserita in un contesto comico (come le forme di violenza da cartoni animati tipiche di Bugs Bunny o Tom & Jerry). Il bambino non deve associare i personaggi presenti sullo schermo a personaggi della vita reale; essi devono essere totalmente di fantasia. Il gioco non deve contenere rumori o immagini che possano spaventare o impaurire i bambini piccoli. Non devono essere presenti espressioni volgari.

PEGI 7

I giochi che sarebbero classificati come 3 ma che contengono scene o rumori che potrebbero spaventare, possono essere considerati adatti per questa categoria.

PEGI 12

In questo gruppo di età rientrano i videogiochi che mostrano violenza leggermente più esplicita rivolta a personaggi di fantasia e/o violenza non esplicita rivolta a personaggi dall’aspetto umano o ad animali riconoscibili nonché i videogiochi che mostrano scene di nudo leggermente più esplicite. Le espressioni volgari non devono essere forti e non devono contenere imprecazioni a sfondo sessuale.

PEGI 16

Questa classificazione si applica quando la violenza (o l’attività sessuale) descritta raggiunge un livello simile a quello presente nella vita reale. I ragazzi di questo gruppo di età devono essere anche in grado di gestire un linguaggio molto più scurrile, il concetto dell’uso del tabacco e delle droghe e la descrizione di attività criminali.

PEGI 18

La classificazione per soli adulti si applica quando la violenza raggiunge un livello tale da diventare rappresentazione di violenza grave e/o da includere elementi di tipi specifici di violenza. La violenza grave è molto difficile da definire in quanto può spesso essere molto soggettiva, ma in termini generali la si può classificare come la rappresentazione di un tipo di violenza che farebbe provare a chi la vede un sentimento di repulsione.
 
I descrittori presenti sul retro della confezione indicano i motivi principali per cui un gioco è stato classificato in un determinato modo. Vi sono otto descrittori: violenza, linguaggio scurrile, paura, droga, sesso, discriminazione, gioco d’azzardo e gioco on line con altre persone."

 Nel settembre del 2015 l’Associazione Mani Colorate prese una netta posizione sul tema prendendo spunto da un fatto accaduto, in quel periodo, a Sanremo:

“Il 14 Settembre scorso su un noto quotidiano online sanremese, Sanremonews, è apparsa la notizia che il giovanissimo Simone è risultato essere il vincitore di “Call of Duty-Advanced Warfare” organizzato da un negozio di videogiochi  della città dei fiori. Si tratta di un videogioco i cui contenuti sono consigliati solo a coloro che abbiano compiuto la maggiore età. Come associazione che si propone la tutela dei minori, in particolare nell’utilizzo delle nuove tecnologie e ciò che vi ruota attorno, riteniamo doveroso far presente ai genitori di questi ragazzi che esistono molti videogiochi “diseducativi” che anziché trasmettere valori sani spingono alla violenza, al razzismo e a forme di aggressione. Ci sembra assurdo che un negozio di videogiochi abbia la facoltà di organizzare tornei per ragazzini ben al di sotto dei 18 anni fortemente sconsigliato dal sito ufficiale di informazioni PEGI, il sistema di classificazione in base all'età PEGI (Pan-European Game Information - Informazioni paneuropee sui giochi) che aiuta i genitori europei a prendere decisioni informate sull’acquisto di videogiochi. Crediamo che la famiglia abbia un ruolo fondamentale nell’educazione dei propri figli e debba essere consapevole dei rischi che i loro ragazzi corrono nell’utilizzare normalmente videogiochi non idonei per l’età che hanno. Diciamo che sarebbe il primo passo per evitare atti di bullismo, cyberbullismo, cyberstalking, violenza, razzismo che assistiamo purtroppo ogni giorno nella nostra società.”



martedì 27 settembre 2016

Cuore


Franti, il bullo

“Uno solo poteva ridere mentre Derossi diceva dei funerali del Re, e Franti rise. Io detesto costui. È malvagio. Quando viene un padre nella scuola a fare una partaccia al figliuolo, egli ne gode; quando uno piange, egli ride. Trema davanti a Garrone, e picchia il muratorino perché è piccolo; tormenta Crossi perché ha il braccio morto; schernisce Precossi, che tutti rispettano; burla perfino Robetti, quello della seconda, che cammina con le stampelle per aver salvato un bambino. Provoca tutti i più deboli di lui, e quando fa a pugni, s’inferocisce e tira a far male. Ci ha qualcosa che mette ribrezzo su quella fronte bassa, in quegli occhi torbidi, che tien quasi nascosti sotto la visiera del suo berrettino di tela cerata. Non teme nulla, ride in faccia al maestro, ruba quando può, nega con una faccia invetriata, è sempre in lite con qualcheduno, si porta a scuola degli spilloni per punzecchiare i vicini, si strappa i bottoni dalla giacchetta, e ne strappa agli altri, e li gioca, e ha cartella, quaderni, libro, tutto sgualcito, stracciato, sporco, la riga dentellata, la penna mangiata, le unghie rose, i vestiti pieni di frittelle e di strappi che si fa nelle risse. Dicono che sua madre è malata dagli affanni ch’egli le dà, e che suo padre lo cacciò di casa tre volte; sua madre viene ogni tanto a chiedere informazioni e se ne va sempre piangendo. Egli odia la scuola, odia i compagni, odia il maestro. Il maestro finge qualche volta di non vedere le sue birbonate, ed egli fa peggio. Provò a pigliarlo con le buone, ed egli se ne fece beffa. Gli disse delle parole terribili, ed egli si coprì il viso con le mani, come se piangesse, e rideva. Fu sospeso dalla scuola per tre giorni, e tornò più tristo e più insolente di prima. Derossi gli disse un giorno: - Ma finiscila, vedi che il maestro ci soffre troppo, - ed egli lo minacciò di piantargli un chiodo nel ventre.”
Umberto Eco, anni dopo, rivaluta la figura di Franti:

“L’unica volta che Enrico si tradisce e ci mostra la madre di Franti che si precipita in classe a implorare perdono per il figlio punito, affannata, «coi capelli grigi arruffati, tutta fradicia di neve», avvolta da uno scialle, curva e tossicchiante, ci lascia capire che Franti ha dietro di sé una condizione sociale, e una stamberga malsana, e un padre sottoccupato, che spiegano molte cose.”

Questo per sottolineare che il bullismo c’è sempre stato (ma non per questo dobbiamo tollerarlo) e che non esiste un unico fattore per spiegarne il fenomeno. Si assiste ad una continua influenza reciproca fra i caratteri personali e l’ambiente sociale.

Nel corso di questi ultimi anni, come INFORMI@MOCI, abbiamo affrontato l’argomento nelle scuole di ogni ordine e grado. In particolare nella primaria e nelle prime classi della secondaria di primo grado ci siamo avvalsi, tra l’altro, del materiale messo a disposizione del progetto europeo “T.A.B.B.Y” (www.tabby.eu). Il progetto "T.A.B.B.Y. in Internet" (Valutazione della minaccia di cyberbullismo nei giovani) affronta quelle sfide "negative" fronteggiate nella quotidianità da insegnanti, istruttori, educatori, dirigenti scolastici, genitori e correlate all'uso improprio della rete e dei nuovi dispositivi digitali da parte dei giovani: principalmente il cosiddetto cyberbullismo, le minacce digitali e i rischi connessi al così detto "sexting" (invio di immagini e testi sessualmente espliciti). Il progetto punta ad accrescere la conoscenza e le capacità di proteggere i giovani quando usano internet e in particolare i social network, anche attraverso le attuali tecnologie mobili, che rendono oggi l'accesso alla rete sempre disponibile. Non esiste una singola causa dei problemi in questione, e molti studi hanno dimostrato che, riguardo al cyberbullismo, hanno un ruolo fondamentale sia i fattori e le caratteristiche individuali che quelle sociali e relazionali. I fattori di rischio aumentano le probabilità che una determinata condotta abbia luogo; se questi fattori non sono invece presenti, tali comportamenti devianti possono comunque manifestarsi, ma con minore probabilità. Il percorso educativo T.A.B.B.Y. prevede anche la proiezione di 4 brevi filmati di animazione, utili per spiegare cosa accade quando online, nella rete o con i cellulari si sottovalutano i potenziali rischi. I video sono destinati ai ragazzi per poi discuterne con loro i contenuti e possibili soluzioni.

domenica 18 settembre 2016

Il Barbiere di Siviglia


 
Don Basilio - La calunnia è un venticello
 

La calunnia è un venticello,
un'auretta assai gentile
che insensibile, sottile,
leggermente, dolcemente
incomincia a sussurrar.
Piano piano, terra terra,
sottovoce, sibilando,
va scorrendo, va ronzando;
nelle orecchie della gente
s'introduce destramente
e le teste ed i cervelli
fa stordire e fa gonfiar.
Dalla bocca fuori uscendo
lo schiamazzo va crescendo
prende forza a poco a poco,
vola già di loco in loco;
sembra il tuono, la tempesta
che nel sen della foresta
va fischiando, brontolando
e ti fa d'orror gelar.
Alla fin trabocca e scoppia,
si propaga, si raddoppia
e produce un'esplosione
come un colpo di cannone,
un tremuoto, un temporale,
un tumulto generale,
che fa l'aria rimbombar.
E il meschino calunniato,
avvilito, calpestato,
sotto il pubblico flagello
per gran sorte ha crepar.
 
 Quest’aria tratta dal Barbiere di Siviglia di Rossini descrive molto bene il dilagare a macchia d’olio della calunnia ed i suoi effetti devastanti. Dal punto di vista giuridico, mi sembra di capire che i due recenti episodi della donna perseguitata per i suoi filmini hot finiti in rete e della ragazza stuprata in discoteca filmata dalle “amiche” che poi pubblicano il video su whatapp poco centrino con la calunnia, ma piuttosto con la diffamazione, violazione della privacy, cyberbullismo. Simili sono invece gli effetti dolorosi che tali pratiche hanno sulla vita di una persona. Già all’epoca di Don Basilio si conoscevano bene le conseguenze della diffusione di notizie atte a minare la dignità umana. Al venticello di allora che “..prende forza a poco a poco, vola già di loco in loco..” ma raggiunge mai ogni angolo della terra, oggi si contrappone  il venticello internet che in pochi secondi fa il giro del mondo. Non si ha più la possibilità di nascondersi o fuggire altrove. I “like” di allora erano limitati ad alcune piazze o corti. Oggi, in rete, i “mi piace”, i commenti sguaiati a fatti così orribili possono giungerti, a migliaia, da ogni parte del globo. Non hai scampo. Oblio, privacy, cambio di nome: non sempre sono utili per evitare conseguenze. Quando capitano fatti come questi di cui stiamo parlando (la pratica del sexting) ci sono molte prese di posizione; c’è chi invoca di introdurre l’educazione civica digitale a scuola, chi una nuova disciplina (ingegneria relazionale) e così via dicendo. Tutte proposte degne di considerazione e approfondimento. L’importante è non stancarsi di parlarne con i giovani, a scuola e in famiglia. Impostare progetti a lungo termine sull’uso sicuro, legale e consapevole di internet. Insegnare ai giovani ad essere buoni cittadini nel mondo digitale, facendo loro capire che devono comportarsi nel mondo online con la stessa civiltà con cui ci si deve comportare nel mondo reale; che tutto ciò che pubblicano in rete è rintracciabile e non è anonimo come potrebbero pensare. In caso di un'azione legale i provider di servizi internet sono autorizzati a fornire informazioni personali alle autorità competenti. Sono tracce che si lasciano navigando online e che possono essere usate come prove contro i ragazzi coinvolti, per esempio, nel cyberbullismo; che tutto ciò che si posta in rete è “per sempre” perché basta che un utente in qualsiasi parte del mondo salvi sul suo PC quanto pubblicato da altri perché questo possa rigirare in rete anche dopo anni (non si cancella più). Per altro rimandiamo alla lettura del post recentemente pubblicato su questo blog dal titolo SEXTING dove si indicano gli aspetti caratteristici di questo tipo di comportamento. 
 

 
 

domenica 11 settembre 2016

SEXTING



Chiede soldi per non pubblicare su internet un video hard: denunciato. É successo alcune settimane fa a Novara. Questo caso riporta l’attenzione sull’uso inconsapevole del Web soprattutto a causa della dilagante pratica del sexting.




Sexting: cosa si intende?

Il termine “sexting”, deriva dall’unione delle parole inglesi “sex” (sesso) e “texting” (pubblicare testo).

Si può definire sexting l’invio e/o la ricezione e/o la condivisione di testi, video o immagini sessualmente esplicite/inerenti la sessualità. Spesso sono realizzate con il telefonino, e vengono diffuse attraverso il telefonino stesso (tramite invio di mms o condivisione tramite bluetooth) o attraverso siti, e-mail, chat.

Spesso tali immagini o video, anche se inviate ad una stretta cerchia di persone, si diffondono in modo incontrollabile e possono creare seri problemi, sia personali che legali, alla persona ritratta. L’invio di foto che ritraggono minorenni al di sotto dei 18 anni in pose sessualmente esplicite configura, infatti, il reato di distribuzione di materiale pedopornografico. 

 

Ma quali sono gli aspetti caratteristici di questo tipo di comportamenti?

 

·         Fiducia: spesso i ragazzi/le ragazze inviano proprie immagini o video nudi o sessualmente espliciti perché si fidano della persona a cui stanno inviando il materiale. Mostrano una scarsa consapevolezza che quello stesso materiale, se il rapporto (amicale o di coppia) dovesse deteriorarsi o rompersi, potrebbe essere diffuso come ripicca per quanto accaduto.

·         Pervasività: le possibilità che offrono i telefonini di nuova generazione permettono di condividere le foto proprie o altrui con molte persone contemporaneamente, attraverso invii multipli, condivisione sui social network, diffusione online; 

·         Persistenza del fenomeno: il materiale pubblicato su internet può rimanere disponibile online anche per molto tempo. I ragazzi, che crescono immersi nelle nuove tecnologie, non sono consapevoli che una foto o un video diffusi in rete potrebbero non essere tolti mai più.

·         Non consapevolezza: i ragazzi spesso non sono consapevoli di scambiare materiale pedopornografico.



Quanto è diffuso il fenomeno del sexting in Italia?

Osservando le abitudini dei ragazzi, ci si rende conto di come lo scambio di immagini/video/testi a sfondo sessuale sia divenuto nel tempo un’espressione normale della sessualità tra i giovani - e spesso anche tra gli adulti. Il sexting è molto diffuso in altri paesi europei - solo in Inghilterra, secondo statistiche del 2013 diffuse da Childline, 1 adolescente su 4 ha inviato immagini o video del proprio corpo in atteggiamenti sessualmente espliciti - e negli anni sta crescendo anche in Italia. Da una recente indagine di Telefono Azzurro e Doxa Kids (2014), emerge infatti che il 35,9% dei ragazzi conosce qualcuno che ha fatto sexting.

Altre ricerche condotte in questi anni da Telefono Azzurro (Telefono Azzurro e Eurispes, 2012) mostrano che immagini, testi e video a sfondo sessuale vengono ricevuti spesso da amici (38,6% dei casi), dal proprio ragazzo/a (27,1%), da conoscenti (9,9%), ma in alta percentuale anche da estranei (22,7% dei casi).

Inoltre, sono state evidenziate le seguenti dichiarazioni da parte dei ragazzi intervistati:

·         Il 41,9% non ci vede nulla di male;

·         Il 16,1% si fida della persona a cui ha inviato la foto/il video che è il ragazzo/la ragazza.

·         Solo 1 adolescente su 10 lo ha fatto per fare uno scherzo (11,1%).

Tramite il sexting gli adolescenti trovano un modo spesso efficace di esprimere se stessi e attirare su di sé l’attenzione che desiderano, senza tuttavia avere la consapevolezza delle possibili conseguenze che la condivisione in rete di immagini e video intimi e privati può avere a breve e lungo termine. Chi scambia foto di sé sessualmente esplicite, soprattutto se con estranei, può inoltre utilizzare questo comportamento per superare difficoltà relazionali e senso di solitudine. 

Fonte Telefono Azzurro

martedì 30 agosto 2016

L'uso di Internet da parte dei ragazzi




 

Nel corso del progetto INFORMI@MOCI anno scolastico 2012- 2013 l’Associazione Mani Colorate ha proposto un questionario al fine di analizzare dove, da quali piattaforme, a che età i ragazzi usano internet e cosa fanno online. Il percorso educativo ha previsto la somministrazione di questo questionario a 1500 studenti delle classi 4^ e 5^ elementare e delle scuole medie inferiori, di età compresa quindi tra i 9 ed i 13 anni.

Il fatto che, come evidenziato dal risultato della ricerca, il 63% dei ragazzi usa Internet senza ausilio di genitori e che il 63% ha un profilo su Facebook nonostante sia vietato ai minori di anni 13, questo non può che destare una certa preoccupazione.

Un altro dato interessante emerso dai risultati del questionario è quello riferito al numero di amicizie sul social network più conosciuto. Alla domanda “Tra gli amici che hai su Facebook quanti sono quelli che frequenti e che consideri davvero amici” solo il 19% degli intervistati ha dichiarato di conoscerli personalmente e di considerarli veramente amici. Il 15% dei ragazzi ha avuto esperienze sgradevoli nell’utilizzo dei social network, tra le quali: l’accesso abusivo al proprio sistema informatico (password violata o condivisa con amici con troppa facilità), violazione dei propri dati personali, minacce, insulti, contatti e richieste di appuntamenti da persone sconosciute. Il 73% pubblica foto e video e il 52% ha più di 20 foto sul suo profilo Facebook esponendosi così al rischio di furto d’identità.

Interessante a questo proposito riportare il contributo tratto dal libro “Sicuri in Rete” scritto da Mauro Ozenda e Laura Bissolotti che collaborano da anni con l’Associazione Mani Colorate: “Gli utenti di Facebook sotto i 10 anni sono tantissimi, nonostante i controlli teorici posti dall’azienda che avrebbe posto un limite di età do 13 anni, facilmente eludubile con l’inserimento di una data di nascita falsa! Il problema è che oltre allo scarso controllo da parte di Facebook abbiamo una totale assenza di controllo da parte dei genitori. Recenti studi hanno verificato che sono oltre 7 milioni gli under 13 che hanno un profilo si Facebook. Più di 5 milioni di questi utenti illegali ha addirittura meno di dieci anni. I bambini di queste età sono esposti, più di altri, a una serie di rischi che vanno dall’infezione dei dispositivo informatici attraverso i virus, al furto d’identità, fino al bullismo e all’adescamento online. E’ presente una specifica sezione su Facebook che consente, qualora si ritenga che un minore di 13 anni utilizzi Facebook con tutti i rischi connessi, di comunicarlo ai gestori dando loro modo di intervenire di conseguenza, disabilitandone l’account. Riguardo a questa notizia, riteniamo che il problema non sia tanto il fatto che un bambino di 10 anni sia presente sul social network e che si cerchi di trovare soluzioni per cancellarne l’iscrizione, quanto il fatto che, oggi, i genitori sono assenti soprattutto nell’educare i bambini sin da piccoli a un utilizzo corretto, sicuro e consapevole dello strumento Internet. Non possiamo delegare al computer il compito di babysitter virtuale, così come non lo si dovrebbe fare con gli altri media. Il comportamento del vero educatore nel mondo virtuale dovrebbe essere quello di affiancare, dare regole, consigliare, in una parola:educare.”