“Vi lasciamo
dieci minuti di tempo...tutti per voi...senza disturbare o copiare...deve essere
un vostro pensiero. Scrivete sul foglio cosa vi passa per la mente adesso che
sentite pronunciare la parola internet.”
E’ da questo semplice brainstorming che iniziano i nostri incontri con gli
studenti. Numerosi sono i pensieri che scaturiscono. Nella fascia di età
compresa tra i 9 e gli 11 anni il termine più ricorrente è “gioco”, poi
ricerche e informazioni, whattapp, foto, video, musica, amicizie, facebook,
istagram e cosi via. Il gioco on-line sembra sia uno dei passatempi più praticati
dai preadolescenti (ma non solo) quando si collegano ad internet. Possiamo
parlare di regole nell’utilizzo dei videogiochi? Di uso sicuro e consapevole? Gli
adulti sono sufficientemente informati sulla qualità dei prodotti in commercio?
Riprendiamo a questo proposito il contributo tratto dal libro “Sicuri
in Rete” scritto da Mauro Ozenda e Laura Bissolotti che collaborano da anni con
l’Associazione Mani Colorate:<<Nel rapporto con i figli si è sempre
invitati alla chiarezza, alla fermezza ed alla sincerità. Bisogna sempre
spiegare il perché delle regole che si danno, delle punizioni e dei premi.
Vietare un gioco a favore di un altro senza darne motivazione non porta alcun
vantaggio educativo mentre spiegare con calma, discutere quando il ragazzo non
sarà d’accordo, produce sicuramente effetti migliori>>. Un valido aiuto
ai genitori nella scelta di videogiochi e giochi on-line sono il sito
dell’Associazione Editori Software Video-Ludico Italiana (www.aesvi.it) e quello del
PEGI (Pan European Game Information) che classifica i videogiochi in base alla
età (www.pegi.info/it).
Ecco alcune informazioni tratte dal sito
PEGI sul significato delle
classificazioni: “Le classificazioni PEGI sono riportate sul fronte e
sul retro delle confezioni e indicano una delle seguenti età: 3, 7, 12, 16 e
18. Esse rappresentano un’indicazione affidabile sull’adeguatezza del contenuto
del gioco in termini di protezione dei minori. La classificazione in base
all’età non tiene conto del livello di difficoltà o delle abilità necessarie
per utilizzare quel determinato gioco.
Il contenuto dei giochi
a cui è assegnata questa classificazione è ritenuto adatto a tutti i gruppi di
età. Essi possono contenere violenza se inserita in un contesto comico (come le
forme di violenza da cartoni animati tipiche di Bugs Bunny o Tom & Jerry).
Il bambino non deve associare i personaggi presenti sullo schermo a personaggi
della vita reale; essi devono essere totalmente di fantasia. Il gioco non deve
contenere rumori o immagini che possano spaventare o impaurire i bambini
piccoli. Non devono essere presenti espressioni volgari.
I giochi che sarebbero classificati come 3 ma che contengono scene o rumori che potrebbero spaventare, possono essere considerati adatti per questa categoria.
In questo gruppo di età rientrano i videogiochi che mostrano violenza leggermente più esplicita rivolta a personaggi di fantasia e/o violenza non esplicita rivolta a personaggi dall’aspetto umano o ad animali riconoscibili nonché i videogiochi che mostrano scene di nudo leggermente più esplicite. Le espressioni volgari non devono essere forti e non devono contenere imprecazioni a sfondo sessuale.
Questa classificazione si applica quando la violenza (o l’attività sessuale) descritta raggiunge un livello simile a quello presente nella vita reale. I ragazzi di questo gruppo di età devono essere anche in grado di gestire un linguaggio molto più scurrile, il concetto dell’uso del tabacco e delle droghe e la descrizione di attività criminali.
La classificazione per soli adulti si applica quando la violenza raggiunge un livello tale da diventare rappresentazione di violenza grave e/o da includere elementi di tipi specifici di violenza. La violenza grave è molto difficile da definire in quanto può spesso essere molto soggettiva, ma in termini generali la si può classificare come la rappresentazione di un tipo di violenza che farebbe provare a chi la vede un sentimento di repulsione.
I descrittori presenti
sul retro della confezione indicano i motivi principali per cui un gioco è
stato classificato in un determinato modo. Vi sono otto descrittori: violenza,
linguaggio scurrile, paura, droga, sesso, discriminazione, gioco d’azzardo e
gioco on line con altre persone."
“Il 14 Settembre scorso su un noto quotidiano online
sanremese, Sanremonews, è apparsa la notizia che il giovanissimo Simone è
risultato essere il vincitore di “Call
of Duty-Advanced Warfare” organizzato da un negozio di videogiochi della città dei fiori. Si tratta di un
videogioco i cui contenuti sono consigliati solo a coloro che abbiano compiuto
la maggiore età. Come associazione che si
propone la tutela dei minori, in particolare nell’utilizzo delle nuove
tecnologie e ciò che vi ruota attorno, riteniamo doveroso far presente ai
genitori di questi ragazzi che esistono molti videogiochi “diseducativi” che
anziché trasmettere valori sani spingono alla violenza, al razzismo e a forme
di aggressione. Ci sembra assurdo che un negozio di videogiochi abbia la
facoltà di organizzare tornei per ragazzini ben al di sotto dei 18 anni fortemente
sconsigliato dal sito ufficiale di informazioni PEGI, il sistema di classificazione in base all'età PEGI
(Pan-European Game Information - Informazioni paneuropee sui giochi) che aiuta
i genitori europei a prendere decisioni informate sull’acquisto di videogiochi.
Crediamo che la famiglia abbia un ruolo fondamentale nell’educazione dei propri
figli e debba essere consapevole dei rischi che i loro ragazzi corrono
nell’utilizzare normalmente videogiochi non idonei per l’età che hanno. Diciamo
che sarebbe il primo passo per evitare atti di bullismo, cyberbullismo,
cyberstalking, violenza, razzismo che assistiamo purtroppo ogni giorno nella
nostra società.”
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