sabato 13 aprile 2019

LA FIABA DI "PEPENERO" AD INCISA SCAPACCINO

In un'epoca caratterizzata da una società complessa, frammentata, rapida e multiculturale, uno dei compiti più pregnanti per la scuola diventa quello di far comprendere il problema della differenza che caratterizza il genere umano. Diviene fondamentale educare ad una “cultura della convivenza”, un obiettivo non facile, ma a cui l’approccio narrativo può contribuire a rispondere positivamente.
“Multiculturale” è un aggettivo che fa riferimento alle società, nel senso che al loro interno si può rilevare la presenza di soggetti portatori di usi, costumi, religioni e modalità di pensiero differenti; “interculturale”, invece, è un aggettivo che riguarda la strategia d’intervento educativo e in particolare il fatto di mettere in contatto e in interazione le differenze tra culture diverse.
Il termine “interculturalità” significa conoscenza e scambio, interazione fra culture diverse. Il prefisso inter esprime la messa in relazione, l’apertura, l’interazione o lo scambio tra due o più elementi. Il suffisso cultura indica invece il riconoscimento dei valori, della diversità, dei modi di vita, delle usanze e costumi che si riferiscono gli esseri umani.
Di fronte a classi scolastiche sempre più caratterizzate dall’intreccio di varie culture, il confronto, il dialogo e la cooperazione si rivelano come esigenze primarie, senza che i soggetti coinvolti debbano rinunciare a parti significative della propria identità.
L’interculturalità permette di mettere in contatto e in interazione le differenze tra culture diverse, determinando un arricchimento e un ampliamento mentale.
Educare in modo “interculturale” significa: educazione alla pace, al rispetto, ai sentimenti, all’ascolto, al dialogo, alla gestione dei conflitti, al rispetto dei limiti, alla curiosità, alla scoperta, alla sensibilità rispettosa dell’altro, alla tolleranza, alla valorizzazione delle differenze, all’accettazione, all’empatia.
 Nelle scuole dell’infanzia il metodo narrativo è forse il metodo più accogliente e democratico per fare intercultura. Tanto un bambino quanto un adulto hanno una storia di vita da raccontare. Si può chiedere di narrare una fiaba, una festa, un viaggio, un gioco, un sogno, un’avventura, un piatto tipico, un diario, un film, ecc. Nel progetto con le classi quinte dell’Istituto comprensivo delle “Quattro valli” di Incisa Scapaccino di abbiamo proposto la storia di “Pepenero”, una piccola puzzola senza odore che deve abbandonare i suoi genitori e la sua valle per andare a cercare la sua puzza in città. Pepenero non conosce nulla della città, ma per sua fortuna incontra Nestore un gatto randagio dal cuore grande e libero: insieme cercano la puzza giusta per la puzzola…
Tutti, infatti, hanno qualcosa da narrare, ma solo se qualcuno è disposto ad ascoltare. Il senso profondo della narrazione risiede nell’essere ascoltati e nell’ascoltare. Ciò non significa solo parlare mentre gli altri sono in silenzio: l’ascolto prevede che tutti siano co-costruttori dei significati attraverso un atteggiamento di partecipazione. A tal fine è stato realizzato un cartellone per tenere a mente e condividere i significati costruiti insieme, come confronto, apertura mentale, rispetto della diversità, empatia, dialogo, ascolto, scoperta del nuovo, accettazione…
Ognuno di noi è prima di tutto il risultato della propria storia. Per questo nessuno è escluso dalla narrazione. L’altro, nell’educazione interculturale, deve diventare “attore”. Per questo le classi quinte di Incisa Scapaccino si stanno impegnando a realizzare il racconto di Pepenero anche in forma teatrale.

Attraverso il racconto e la recitazione è possibile realizzare un “ponte” tra le culture, creando punti d’incontro, uno scambio di valori culturali e confronto tra i diversi “punti di vista” sulla realtà.

Ludovica Porani, psicologa e psicoterapeuta, per MANI COLORATE