martedì 27 settembre 2016

Cuore


Franti, il bullo

“Uno solo poteva ridere mentre Derossi diceva dei funerali del Re, e Franti rise. Io detesto costui. È malvagio. Quando viene un padre nella scuola a fare una partaccia al figliuolo, egli ne gode; quando uno piange, egli ride. Trema davanti a Garrone, e picchia il muratorino perché è piccolo; tormenta Crossi perché ha il braccio morto; schernisce Precossi, che tutti rispettano; burla perfino Robetti, quello della seconda, che cammina con le stampelle per aver salvato un bambino. Provoca tutti i più deboli di lui, e quando fa a pugni, s’inferocisce e tira a far male. Ci ha qualcosa che mette ribrezzo su quella fronte bassa, in quegli occhi torbidi, che tien quasi nascosti sotto la visiera del suo berrettino di tela cerata. Non teme nulla, ride in faccia al maestro, ruba quando può, nega con una faccia invetriata, è sempre in lite con qualcheduno, si porta a scuola degli spilloni per punzecchiare i vicini, si strappa i bottoni dalla giacchetta, e ne strappa agli altri, e li gioca, e ha cartella, quaderni, libro, tutto sgualcito, stracciato, sporco, la riga dentellata, la penna mangiata, le unghie rose, i vestiti pieni di frittelle e di strappi che si fa nelle risse. Dicono che sua madre è malata dagli affanni ch’egli le dà, e che suo padre lo cacciò di casa tre volte; sua madre viene ogni tanto a chiedere informazioni e se ne va sempre piangendo. Egli odia la scuola, odia i compagni, odia il maestro. Il maestro finge qualche volta di non vedere le sue birbonate, ed egli fa peggio. Provò a pigliarlo con le buone, ed egli se ne fece beffa. Gli disse delle parole terribili, ed egli si coprì il viso con le mani, come se piangesse, e rideva. Fu sospeso dalla scuola per tre giorni, e tornò più tristo e più insolente di prima. Derossi gli disse un giorno: - Ma finiscila, vedi che il maestro ci soffre troppo, - ed egli lo minacciò di piantargli un chiodo nel ventre.”
Umberto Eco, anni dopo, rivaluta la figura di Franti:

“L’unica volta che Enrico si tradisce e ci mostra la madre di Franti che si precipita in classe a implorare perdono per il figlio punito, affannata, «coi capelli grigi arruffati, tutta fradicia di neve», avvolta da uno scialle, curva e tossicchiante, ci lascia capire che Franti ha dietro di sé una condizione sociale, e una stamberga malsana, e un padre sottoccupato, che spiegano molte cose.”

Questo per sottolineare che il bullismo c’è sempre stato (ma non per questo dobbiamo tollerarlo) e che non esiste un unico fattore per spiegarne il fenomeno. Si assiste ad una continua influenza reciproca fra i caratteri personali e l’ambiente sociale.

Nel corso di questi ultimi anni, come INFORMI@MOCI, abbiamo affrontato l’argomento nelle scuole di ogni ordine e grado. In particolare nella primaria e nelle prime classi della secondaria di primo grado ci siamo avvalsi, tra l’altro, del materiale messo a disposizione del progetto europeo “T.A.B.B.Y” (www.tabby.eu). Il progetto "T.A.B.B.Y. in Internet" (Valutazione della minaccia di cyberbullismo nei giovani) affronta quelle sfide "negative" fronteggiate nella quotidianità da insegnanti, istruttori, educatori, dirigenti scolastici, genitori e correlate all'uso improprio della rete e dei nuovi dispositivi digitali da parte dei giovani: principalmente il cosiddetto cyberbullismo, le minacce digitali e i rischi connessi al così detto "sexting" (invio di immagini e testi sessualmente espliciti). Il progetto punta ad accrescere la conoscenza e le capacità di proteggere i giovani quando usano internet e in particolare i social network, anche attraverso le attuali tecnologie mobili, che rendono oggi l'accesso alla rete sempre disponibile. Non esiste una singola causa dei problemi in questione, e molti studi hanno dimostrato che, riguardo al cyberbullismo, hanno un ruolo fondamentale sia i fattori e le caratteristiche individuali che quelle sociali e relazionali. I fattori di rischio aumentano le probabilità che una determinata condotta abbia luogo; se questi fattori non sono invece presenti, tali comportamenti devianti possono comunque manifestarsi, ma con minore probabilità. Il percorso educativo T.A.B.B.Y. prevede anche la proiezione di 4 brevi filmati di animazione, utili per spiegare cosa accade quando online, nella rete o con i cellulari si sottovalutano i potenziali rischi. I video sono destinati ai ragazzi per poi discuterne con loro i contenuti e possibili soluzioni.

domenica 18 settembre 2016

Il Barbiere di Siviglia


 
Don Basilio - La calunnia è un venticello
 

La calunnia è un venticello,
un'auretta assai gentile
che insensibile, sottile,
leggermente, dolcemente
incomincia a sussurrar.
Piano piano, terra terra,
sottovoce, sibilando,
va scorrendo, va ronzando;
nelle orecchie della gente
s'introduce destramente
e le teste ed i cervelli
fa stordire e fa gonfiar.
Dalla bocca fuori uscendo
lo schiamazzo va crescendo
prende forza a poco a poco,
vola già di loco in loco;
sembra il tuono, la tempesta
che nel sen della foresta
va fischiando, brontolando
e ti fa d'orror gelar.
Alla fin trabocca e scoppia,
si propaga, si raddoppia
e produce un'esplosione
come un colpo di cannone,
un tremuoto, un temporale,
un tumulto generale,
che fa l'aria rimbombar.
E il meschino calunniato,
avvilito, calpestato,
sotto il pubblico flagello
per gran sorte ha crepar.
 
 Quest’aria tratta dal Barbiere di Siviglia di Rossini descrive molto bene il dilagare a macchia d’olio della calunnia ed i suoi effetti devastanti. Dal punto di vista giuridico, mi sembra di capire che i due recenti episodi della donna perseguitata per i suoi filmini hot finiti in rete e della ragazza stuprata in discoteca filmata dalle “amiche” che poi pubblicano il video su whatapp poco centrino con la calunnia, ma piuttosto con la diffamazione, violazione della privacy, cyberbullismo. Simili sono invece gli effetti dolorosi che tali pratiche hanno sulla vita di una persona. Già all’epoca di Don Basilio si conoscevano bene le conseguenze della diffusione di notizie atte a minare la dignità umana. Al venticello di allora che “..prende forza a poco a poco, vola già di loco in loco..” ma raggiunge mai ogni angolo della terra, oggi si contrappone  il venticello internet che in pochi secondi fa il giro del mondo. Non si ha più la possibilità di nascondersi o fuggire altrove. I “like” di allora erano limitati ad alcune piazze o corti. Oggi, in rete, i “mi piace”, i commenti sguaiati a fatti così orribili possono giungerti, a migliaia, da ogni parte del globo. Non hai scampo. Oblio, privacy, cambio di nome: non sempre sono utili per evitare conseguenze. Quando capitano fatti come questi di cui stiamo parlando (la pratica del sexting) ci sono molte prese di posizione; c’è chi invoca di introdurre l’educazione civica digitale a scuola, chi una nuova disciplina (ingegneria relazionale) e così via dicendo. Tutte proposte degne di considerazione e approfondimento. L’importante è non stancarsi di parlarne con i giovani, a scuola e in famiglia. Impostare progetti a lungo termine sull’uso sicuro, legale e consapevole di internet. Insegnare ai giovani ad essere buoni cittadini nel mondo digitale, facendo loro capire che devono comportarsi nel mondo online con la stessa civiltà con cui ci si deve comportare nel mondo reale; che tutto ciò che pubblicano in rete è rintracciabile e non è anonimo come potrebbero pensare. In caso di un'azione legale i provider di servizi internet sono autorizzati a fornire informazioni personali alle autorità competenti. Sono tracce che si lasciano navigando online e che possono essere usate come prove contro i ragazzi coinvolti, per esempio, nel cyberbullismo; che tutto ciò che si posta in rete è “per sempre” perché basta che un utente in qualsiasi parte del mondo salvi sul suo PC quanto pubblicato da altri perché questo possa rigirare in rete anche dopo anni (non si cancella più). Per altro rimandiamo alla lettura del post recentemente pubblicato su questo blog dal titolo SEXTING dove si indicano gli aspetti caratteristici di questo tipo di comportamento. 
 

 
 

domenica 11 settembre 2016

SEXTING



Chiede soldi per non pubblicare su internet un video hard: denunciato. É successo alcune settimane fa a Novara. Questo caso riporta l’attenzione sull’uso inconsapevole del Web soprattutto a causa della dilagante pratica del sexting.




Sexting: cosa si intende?

Il termine “sexting”, deriva dall’unione delle parole inglesi “sex” (sesso) e “texting” (pubblicare testo).

Si può definire sexting l’invio e/o la ricezione e/o la condivisione di testi, video o immagini sessualmente esplicite/inerenti la sessualità. Spesso sono realizzate con il telefonino, e vengono diffuse attraverso il telefonino stesso (tramite invio di mms o condivisione tramite bluetooth) o attraverso siti, e-mail, chat.

Spesso tali immagini o video, anche se inviate ad una stretta cerchia di persone, si diffondono in modo incontrollabile e possono creare seri problemi, sia personali che legali, alla persona ritratta. L’invio di foto che ritraggono minorenni al di sotto dei 18 anni in pose sessualmente esplicite configura, infatti, il reato di distribuzione di materiale pedopornografico. 

 

Ma quali sono gli aspetti caratteristici di questo tipo di comportamenti?

 

·         Fiducia: spesso i ragazzi/le ragazze inviano proprie immagini o video nudi o sessualmente espliciti perché si fidano della persona a cui stanno inviando il materiale. Mostrano una scarsa consapevolezza che quello stesso materiale, se il rapporto (amicale o di coppia) dovesse deteriorarsi o rompersi, potrebbe essere diffuso come ripicca per quanto accaduto.

·         Pervasività: le possibilità che offrono i telefonini di nuova generazione permettono di condividere le foto proprie o altrui con molte persone contemporaneamente, attraverso invii multipli, condivisione sui social network, diffusione online; 

·         Persistenza del fenomeno: il materiale pubblicato su internet può rimanere disponibile online anche per molto tempo. I ragazzi, che crescono immersi nelle nuove tecnologie, non sono consapevoli che una foto o un video diffusi in rete potrebbero non essere tolti mai più.

·         Non consapevolezza: i ragazzi spesso non sono consapevoli di scambiare materiale pedopornografico.



Quanto è diffuso il fenomeno del sexting in Italia?

Osservando le abitudini dei ragazzi, ci si rende conto di come lo scambio di immagini/video/testi a sfondo sessuale sia divenuto nel tempo un’espressione normale della sessualità tra i giovani - e spesso anche tra gli adulti. Il sexting è molto diffuso in altri paesi europei - solo in Inghilterra, secondo statistiche del 2013 diffuse da Childline, 1 adolescente su 4 ha inviato immagini o video del proprio corpo in atteggiamenti sessualmente espliciti - e negli anni sta crescendo anche in Italia. Da una recente indagine di Telefono Azzurro e Doxa Kids (2014), emerge infatti che il 35,9% dei ragazzi conosce qualcuno che ha fatto sexting.

Altre ricerche condotte in questi anni da Telefono Azzurro (Telefono Azzurro e Eurispes, 2012) mostrano che immagini, testi e video a sfondo sessuale vengono ricevuti spesso da amici (38,6% dei casi), dal proprio ragazzo/a (27,1%), da conoscenti (9,9%), ma in alta percentuale anche da estranei (22,7% dei casi).

Inoltre, sono state evidenziate le seguenti dichiarazioni da parte dei ragazzi intervistati:

·         Il 41,9% non ci vede nulla di male;

·         Il 16,1% si fida della persona a cui ha inviato la foto/il video che è il ragazzo/la ragazza.

·         Solo 1 adolescente su 10 lo ha fatto per fare uno scherzo (11,1%).

Tramite il sexting gli adolescenti trovano un modo spesso efficace di esprimere se stessi e attirare su di sé l’attenzione che desiderano, senza tuttavia avere la consapevolezza delle possibili conseguenze che la condivisione in rete di immagini e video intimi e privati può avere a breve e lungo termine. Chi scambia foto di sé sessualmente esplicite, soprattutto se con estranei, può inoltre utilizzare questo comportamento per superare difficoltà relazionali e senso di solitudine. 

Fonte Telefono Azzurro