NON VA TUTTO BENE…
Nel corso della mia esperienza
professionale, oramai più che ventennale, le persone che nel tempo si sono
rivolte a me hanno spesso riferito che uno dei principali ostacoli che li hanno
spinti a procrastinare la loro richiesta d’aiuto è stata la difficoltà a
legittimare a se stessi e agli altri una sofferenza di tipo psicologico.
Siamo nel 2020 e, almeno in Italia, ci si
vergogna ancora ad andare dallo psicologo. Ci diciamo: “Passerà!”, “Son
tutte storie!”, “Pensa ad altro!”, ma intanto quel dolore
inascoltato cresce: il più delle volte in questi casi il tempo non è guaritore,
ma peggiora la situazione. Con la scusa del “siamo tutti un po’ psicologi”,
ci si affida superficialmente a persone prive dell’adeguata formazione e
preparazione, senza verificare che siano veramente iscritte all’Ordine degli Psicologi (https://www.ordinepsicologi.piemonte.it/ordine/albo),
con il rischio di creare ulteriori danni al nostro equilibrio psicologico.
In questo peculiare momento
storico della vita dell’umanità, le motivazioni per sviluppare queste tipologie
di disagio si moltiplicano. La salute è una questione fisica, psicologica
e sociale: se c’è qualche problema anche solo in una di queste aree, non
ci possiamo ritenere “in salute”. Gli
esperti mondiali di salute mentale nelle
scorse settimane hanno lanciato il loro grido d’allarme relativo ad una
prevedibile ondata di sintomi ansiosi e depressivi, a cui vanno aggiunte
problematiche relazionali familiari o di coppia. Il lockdown ha
aumentato il tempo a disposizione per stare con se stessi e i propri pensieri e
non sempre questi vanno nella corretta direzione.
Purtroppo anche a livello
istituzionale non si prende in dovuta considerazione la pressante esigenza di
un supporto psicologico da parte di tante persone, non necessariamente toccate
da vicino dal COVID-19. Lo esprime a chiare lettere il CNOP - Consiglio
Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (https://www.psy.it/), in seguito alle
varie sollecitazioni ai ministeri competenti, che purtroppo non hanno prodotto
esiti significativi: “Lo scenario è complesso per vari motivi: con risorse
comunque inadeguate ai tanti bisogni, è facile che prevalgano quelli più
evidenti o quelli sostenuti da forti interessi. La nostra professione si occupa
di temi in cui la non risposta o la risposta non psicologica non produce
conseguenze immediate e visibili se non in alcuni casi. E certamente non
abbiamo lobby economiche che ci sostengono. È importante riflettere che
dobbiamo combattere una opinione diffusa (molto tra i politici) che i problemi
psicologici sono causati soprattutto da difficoltà di tipo pratico (economia,
lavoro, problemi sociali, ecc.) e che è su questi che occorre intervenire. E
che se il Governo trascura la salute psicologica la gente non scende in piazza.”
Per cercare di invertire tale
tendenza, ho aderito al progetto nazionale BAROMETRO SALUTE MENTALE E
BENESSERE PSICOLOGICO (https://salutementaleitalia.it/)
partito il mese scorso per monitorare lo stato psicologico della popolazione
durante e dopo l’emergenza dovuta all’epidemia, con il duplice scopo di fornire
indicazioni ai professionisti per interventi sempre più mirati ed efficaci e,
soprattutto, per poter mettere a disposizione dei decisori pubblici dati certi
sui bisogni delle persone che si auspica possano essere di indirizzo per la
fase di ripresa dopo la crisi.
Non sarebbe stato un bel
segnale di sensibilità se, accanto ai voucher per monopattini e vacanze, si
fosse pensato anche ad un voucher per andare dallo psicologo?
dott.ssa Paola Scalco, docente, psicologa e
psicoterapeuta
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