Continua la fertile collaborazione con la dott.ssa Paola
Scalco, docente, psicologa e psicoterapeuta.
“Non lasciatevi sfuggire la vita tra
le dita
per cercare di vivere
nel passato o nel futuro.
Se vivrete un giorno alla volta,
allora vivrete tutti i giorni della
vostra vita.”
G.B. Dyson
Fin dai primi momenti
di questo straordinario (= fuori dall’ordinario) periodo, la frase più
utilizzata dalla maggior parte di noi è stata: “Niente sarà più come
prima!”. Inizialmente l’accezione era positivamente utopistica,
ispirata da un senso di solidale comunanza e da una rinnovata capacità di comunicare
guardandoci negli occhi, oltre che dietro uno schermo. Di fatto, però, non ci
credevamo fino in fondo, ma ritenevamo che fosse solo questione di tempo e poi
sì che tutto sarebbe rientrato nei ranghi: era la fase di shock, di
disorientamento e senso di irrealtà, in cui si cercava di attutire l’urto di
quanto accadeva intorno a noi, provando a distanziarsene emotivamente. Le
settimane però trascorrevano, portando con sé notizie via via più tragiche. Così
l’impatto emotivo si è fatto più intenso e incredulità e confusione
hanno ceduto il posto ad un variegato caleidoscopio di emozioni: tristezza,
paura, ansia, angoscia, colpa, rabbia…
Pur con innegabili
alti e bassi, ci siamo ben adattati ad una inusuale clausura, impegnando il
nostro tempo a riordinare e spazzare le nostre case insieme ai nostri pensieri.
Pareva fosse quello il compito difficile a cui siamo stati chiamati, ma a
distanza di un paio di mesi abbiamo iniziato a realizzare che, probabilmente,
davvero la realtà che ci attende fuori dalle mura domestiche sarà pesantemente
differente da quella lasciata dietro la porta dopo uno “scherzo” del Carnevale.
Ci troviamo, pertanto, a fare i conti con la fase più delicata del fronteggiamento:
accantonata la vana ricerca di risposte o spiegazioni su quanto accaduto, è di
fondamentale importanza domandarci quali siano le risorse personali su cui
possiamo fare affidamento e come possiamo metterle al meglio a frutto.
Questa sarà la vera
prova in cui ci dovremo cimentare. La quota di stress è, anche ora come
sempre, variamente distribuita tra la gente e, sebbene si senta sempre più
spesso parlare di disturbo post traumatico da stress, tale evenienza
riguarderà -fortunatamente- una limitata parte della popolazione (primi tra
tutti, gli operatori sanitari e i sopravvissuti ad un grave attacco del virus).
Il modo in cui ciascuno di noi riuscirà ad affrontare e padroneggiare i livelli
di distress che in modo altalenante la situazione comporta, può far la
differenza e rendere adattivo e portatore di crescita personale l’inevitabile
cambiamento.
Per proteggerci da
conseguenze negative, il cambiamento che avverrà intorno a noi dovrà
appaiarsi ad un cambiamento psicologico, conseguente alla rielaborazione e all’integrazione
di nuovi modi di vedere noi stessi e il mondo, ponendoci nuovi obiettivi e
nuove priorità. L’obiettivo non sarà più quello di riuscire ad essere
resilienti sopportando le difficoltà e mantenendo integra la propria
identità, ma di essere disposti alla trasformazione assumendosene la responsabilità,
proprio in funzione del fatto che non sarà più come prima.
Molto vero, Grazie Paola!
RispondiEliminaTutto molto interessante e tremendamente realistico: una situazione surreale diventata vita. Grazie mille Paola !!
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